#LIMEstories – INCONTRA UMBA, determinata e tenace, partecipa al progetto LIME con una grande ambizione!

16 Settembre 2020

Questa è la storia di Umba, originaria del Congo, 31 anni e mamma di una bambina di 8, partecipa al progetto pilota di LIME a Roma.

Arrivata in Italia 16 anni fa, dopo alcune esperienze in Polonia, Germania e Francia, ha sentito di aver messo radici nel Paese in cui da piccola, timida e riservata, è arrivata con i genitori senza conoscerne la cultura e la lingua.

Il team di ALDA ha avuto con lei una bella conversazione durante la quale abbiamo scoperto più sulla sua esperienza di integrazione e sulla partecipazione al progetto LIME.

È da un po’ di tempo che sei in Italia, come ti sei trovata all’inizio e come ti senti ora?

L’arrivo di Umba in Italia non ha avuto intoppi, tuttavia i primi mesi alle Scuole Medie sono stati difficili: “non conoscevo la lingua, ero timida e non permettevo agli altri di entrare nel mio mondo”. All’inizio non riuscire a comunicare con gli altri ha fatto sentire Umba spaesata ma, iniziate le superiori, “mi sono aperta agli altri e alla cultura italiana”, ci ha detto, tanto che ora “mi risulta difficile pensare di integrarmi in un Paese nuovo perché qui non mi sento più straniera e ho costruito la mia vita”.

Adesso cosa fai? Come sei entrata in contatto con il progetto LIME e come ti trovi?

Cercando lavoro su Google, Umba ha trovato l’annuncio di formazione del progetto LIME sul sito del CIES, nostro partner. Considerate alcune sue precedenti esperienze sfruttabili in ambito lavorativo, ha trovato un tirocinio come cassiera da Eataly e all’interno del programma LIME sta seguendo un corso di auto imprenditorialità: “è molto interessante e mi aiuta ad acquisire le competenze per un giorno aprire una mia impresa”.

Il sogno di Umba è quello di aprire un bar/ristorante di cucina tipicamente africana a Roma, dove non ce ne sono molti altri. Lo farebbe per i tanti africani a cui mancano i sapori di casa ma anche per i molti italiani che sono curiosi di scoprire la sua cucina. “L’idea mi è venuta per dare la possibilità alle persone che non possono permettersi di viaggiare di conoscere la cultura africana nel suo complesso, anche attraverso il cibo. Essere aperti verso l’altro e curiosi della sua storia e tradizioni è ciò che ci permette di integrarci”.

Non è sempre stato facile per Umba, divisa tra un tirocinio, dei corsi di formazione e la sua bimba. Il Covid e lo stravolgimento di tutte le abitudini poi hanno peggiorato la cosa, nonostante questo: “meno male che abbiamo avuto la possibilità di continuare il corso online e non isolarci”.

Quale suggerimento daresti ad altri africani che arrivano in Europa e quale invece a noi del progetto LIME per migliorarci visto che sei stata una fra le prime partecipanti a essere selezionata?

Per noi del progetto Umba dice di rimanere esattamente così: “lo staff del CIES è ormai una famiglia per me, hanno fatto di tutto per aiutarmi, mi hanno conosciuto come persona, con le mie debolezze e le mie forze e spero possano alleggerire il percorso degli altri così come hanno fatto con me”. Grazie a LIME Umba ha stretto amicizie con altri partecipanti e ci ha detto di aver imparato delle nozioni che riesce ad applicare anche nella vita quotidiana che le permettono di migliorarsi lavorativamente ma anche personalmente.

A chi arriva in un nuovo Paese, invece, Umba suggerisce di aprirsi il più possibile agli altri: “Prima di farti aiutare, aiutati, non chiuderti in te stesso, cerca di comunicare in tutte le lingue con chi è intorno a te”. Umba ci confessa di sentirsi più ricca oggi perché ha qualcosa di suo, ma anche qualcosa dell’Italia in lei ed è questo che vorrebbe fare provare a tutti aprendo il suo ristorante.

 

Auguriamo con tutto il cuore a Umba di realizzare il suo progetto e la ringraziamo per averci insegnato qualcosa in più su cosa significa integrarsi!

 

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